STORIE 

Sudan THE ROAD TO BERENICE

BERENICE PANCRISIA
Per gli Egizi “Wawat”
Per i Greci “Berenike Panchrysos”,   “tutta d’oro”
Per gli Arabi ” Ma’din ad-dahab”, la “miniera d’oro”
Per i nomadi Beja “Deraheib”, più semplicemente “costruzioni”

Per secoli antiche leggende riportavano l’esistenza di un avamposto umano tra l’intricato dedalo dei wadi a nord del deserto Nubiano. Qui i Faraoni avevano le loro miniere da cui ricavavano l’oro per rendere ancora più splendenti e potenti i propri regni.  Il primo che ne riportava l’esistenza fu Plinio il Vecchio (23 – 79 D.C.) nella sua opera Naturalis Historia. Poi se ne persero le tracce. Verso la fine dell’Ottocento arrivarono voci di una città fantasma in mano ad un cattivo genio (jinn Arabo) che confondeva i ricordi di chi vi era giunto, tanto da non ricordarsi, una volta rientrato in patria, qual’era la gusta via per ritornarci. Se ne persero le tracce nuovamente fino alla fine degli anni novanta, quando una spedizione Italiana guidata dai due fratelli Castiglioni percorrendo un’ansa del Wadi El Allaki si trovarono di fronte ad un paio di due edifici di pietra che assomigliavano ad antichi castelli fantasma.

12 Febbraio 1989 si svelava al mondo Berenice Pancrisia “la tutta d’oro”

Diario di viaggio

20/11 Camp Karima – Abu Hamad – Nubian Desert Camp Km. 311
Di buon mattino lasciamo Karima. Pochi chilometri e ci fermiamo ad un pozzo per riempire d’acqua, il grande barile del pick up .

Puntiamo verso nord imboccando una pista ben battuta che affianca le rotaie della vecchia ferrovia e l’ansa del Nilo senza mai vederlo. Sulla strada il primo incontro con un mastodontico camion stracolmo, proveniente dall’Egitto, destinazione Malawi.

Arriviamo ad Abu Hamad e ci dirigiamo subito al comando della polizia per la registrazione. Il muezzin chiama alla preghiera principale del venerdì, quindi dobbiamo aspettare che le attività del suq riprendano. Acquistiamo una grossa scorta di acqua in bottiglia 60 cartoni da 12 bottiglie e riusciamo a trovare arance e pompelmi, pane, uova e un pò di verdure varie.

 

Con il pieno di viveri, acqua e gasolio….. salutiamo la “civiltà” ed imbocchiamo la pista nel deserto Nubiano. Un’oretta e mezzo di navigazione tra sabbia e pietrisco e ci fermiamo all’imbocco del vasto Wadi Gabgaba al nostro primo campo nel deserto Nubiano.

21/11 Nubian Desert – Camp Berenice Km. 351
Sveglia all’alba e dopo colazione partiamo, tentiamo di arrivare a Berenice in serata. Il deserto è per lo più sassoso ma alternato a zone di sabbia soffice dove è facile insabbiarsi. Incontri sulla strada, gente in movimento alla ricerca del bene più prezioso l’acqua. Taniche riempite e si riparte nella solitudine.

Montagne e gruppi di massi tondeggianti si alternano al giallo delle prime dune di sabbia. Un piccolo albero solitario all’orizzonte è una fonte di ombra e di vita. Superata una zona piatta ci avviciniamo alle montagne ed imbocchiamo il Wadi Nasjar. Qua la vegetazione è un pò più rigogliosa, proseguiamo fino ad incrociare il Wadi Allaqui, siamo al confine tra Sudan ed Egitto.

Cala la sera e dobbiamo fermarci per una foratura di un mezzo. Nel buio più totale affrontiamo le ultime sinuose anse del wadi e finalmente arriviamo a destinazione. Berenice Pancrisia. Sistemiamo il campo, prepariamo la cena sotto il cielo stellato. A piedi, rischiarati dalla luna e dalle torce arriviamo ai ruderi immersi nel buio. Atmosfera magica.

22/11 Camp in Berenice – Nubian Desert Camp Km. 190
Dopo una notte calda ma ristoratrice, è ancora buio quando ci avviamo a piedi alle rovine di Berenice. Per avere una visuale migliore saliamo sulla falesia per vedere il complesso baciato dai primi raggi del sole.

Nel wadi è un continuo movimento di gente. Giovani ragazzi dai sorrisi scintillanti sono alla ricerca dell’oro che si cela in queste aree. Scavare, setacciare….. una piccola pagliuzza. Una fortuna !!!

Il sole incomincia a scaldare ed è ora di andare. Ripercorriamo a ritroso il Wadi Allaqui per poi fermarci al “confine” tra Sudan ed Egitto indicato solamente da un cartello stradale. Incontriamo qualche insediamento umano. Sono dell’etnia Beja tribù nomadi non particolarmente accoglienti. Semplice capanne di rami di legno, gli uomini non sono presenti e le donne si nascondono, un giovane fà il gesto di andarcene e mostra il coltello nascosto sotto la tunica. Ci fermiamo ad un pozzo, un semplice buco nel terreno riarso, dove alcuni uomini Beja stanno attingendo l’acqua per abbeverare le capre del gregge. Dopo qualche discussione con gli autisti acconsentono a farsi fotografare ma si vede che stanno molto sulle loro. D’altronde è casa loro…..

Usciamo dal dedalo di wadi scavati tra le montagne e ripiombiamo in un ambiente di sabbia, pietre e tanta, tanta polvere. Le jeep proseguono veloci, qualche insabbiamento una foratura e prima del tramonto con i raggi dell’ultimo sole che accarezzano le montagne troviamo un buon punto per fare il campo. Il buio accende milioni di stelle.

23/11 LUN Nubian Desert Camp – Station 6 – Nubian Desert Camp Km. 244
Oggi giornata molto intensa e ricca di sorprese. Percorriamo un wadi contornato da una “foresta” di palme Dum Dum, caratteristiche palme dell’Africa orientale che come caratteristica principale hanno il tronco che si suddivide assumendo una forma a “Y”. Un polverone all’orizzonte annuncia l’arrivo di un camion strapieno di merci ed umanità, mi chiedo quanti di loro sono sulla via di Lampedusa !!!.

Cuffia sulle orecchie e metal detector. Un clima riarso, un ambiente inospitale, la ricerca di una fortuna. I fantasmi dell’oro.

Una cresta di sabbia arancio penetra nel vasto wadi, sembra la prua di una nave che taglia un mare immaginario color verdastro data la probabile presenza di rame. Percorriamo la cresta cercando di arrivare ad una fine, ma sembra non finire mai. Sulla duna il wadi è costellato da immaginarie isole arancio. Sottili lingue di roccia dura, nera e aguzza, modellate dal vento, sembrano delle piccole foreste in miniatura.

Usciamo in una piana sabbiosa di basse dune, all’orizzonte solo miraggi lontani. Un miraggio si materializza nella Station 6 una delle tante fermate del treno che ora passa una volta al mese e collega il Cairo a Khartum. La stazione è spettrale, sembra il classico luogo della memoria. Edifici sbilenchi, il cartello che annuncia la stazione, vagoni ribaltati, qualche scambio su cui appare la scritta London 1905….. e le rotaie che si perdono nel deserto.

Ancora qualche chilometro di polvere e a ridosso di una montagna cerchiamo un buon posto per la notte. Abbiamo la vista libera fino all’orizzonte e la natura ci offre lo spettacolo del tramonto e del sorgere della luna piena.

24/11 Nubian Desert Camp – A1 Km. 269
Oggi affronteremo un nuovo percorso per raggiungere le sponde del Nilo, affidandoci solamente alle conoscenze del capo autista che ha affrontato questa attraversata solamente una volta. L’ultimo pieno volante alle jeep e si parte per l’ultima tappa. Il paesaggio alterna pietraie a sabbie addossate a colline di pietre. All’orizzonte una catena montuosa, l’autista indicandola comunica “…back to the mountains, the Nile river….”. Bisogna trovare il passaggio giusto, l’imbocchiamo e finalmente….

….l’asfalto.

1365 chilometri da asfalto ad asfalto,

5 giorni in piena autonomia,

5 notti di luna piena e di stelle.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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