STORIE 

Mongolia IL PAESE DELLE FACCE DI PIETRA

La Mongolia è come un viaggio in treno, guardi dal finestrino lasciandoti cullare ed il paesaggio scorre fluido davanti agli occhi in piena libertà passando dalle dune dorate alle praterie interminabili, dalle montagne innevate ai laghi turchini.  Su un territorio di un milione cinquecento chilometri quadrati la popolazione è di appena tre milioni di cui la metà vive nella capitale Ulan Bator

                Il resto è solitudine, silenzi e sguardi che si perdono all’orizzonte

PASTORI TRA CIELO E TERRA

“Facce di pietra”. E’ così che Gengis Khan insegnava ai propri guerrieri per non far trasparire emozioni. Facce che però adesso si aprono a sorrisi ospitali. Mani callose che per quattro volte all’anno smontano e rimontano le loro abitazioni per preservare i pascoli, mani che modellano le formelle di sterco di yak, mani che macellano il bestiame, mani che accarezzano amorevolmente i visi paffutelli e vellutati dei loro figli e nipotini e mani che stringeranno le vostre. Nel nulla più assoluto una gher e decine di capi di bestiame, attorno solo pianure, montagne e colline. I nomadi ti accolgono nelle umili abitazioni fatte di legni intrecciati e arrotolati nel feltro, unico contatto con il resto del mondo una televisione, una radio, qualche volta un telefono cellulare.

SOTTO I CIELI DELLA MONGOLIA

…e poi ci sono i cieli, i cieli della Mongolia: a volte grigi cupi altre azzurri turchese in entrambi i casi solcati da nuvole dalle mille forme in continuo movimento. Nell’estate mongola, un’esplosione di colori.

TRA SACRO E PROFANO

Sacro… un tempo ricchissimo di templi buddisti, dopo le purghe staliniste del 1937, solo pochi sono sopravvissuti ed in seguito restaurati. Nell’antica capitale Kharkorin l’Erdene Zuu Khiid, nella capitale moderna Ulan Bator il Gandantegchinlen Khiid ed il Tovkhon Khiidono. Fiamme pulsanti di una religione che si sta sempre di più affievolendo.

 

 

 

 

 

Profano… cumuli di pietre (Ovoo), alberi magici (Eej)…. simboli sciamanici pre buddhismo. Bandiere azzurre rappresentano i cielo, bandiere verdi la natura, giallo per la terra, rosso per il sangue…. 
               Un sasso posto su un Ovoo, una preghiera sugli Eej, tre giri attorno per la felicità

NAADAM FESTIVAL

Eriin Gurvan Naadam nella lingua mongola significa “Tre giochi da uomini“. Lotta libera mongola, tiro con l’arco e gare di velocità a cavallo. Ogni Luglio questo festival viene celebrato in tutte le regioni della Mongolia ed è un’occasione per rievocare le gesta dell’eroe nazionale, il grande Gengis Khan. Le lotte mongole, il Khapsagay, sono il punto di forza della manifestazione. Una lotta brutale, una lotta senza regola in cui domina un iniziale ritmo lento di studio per sfociare  poi nello scatto finale. Cinquecento lottatori si battono, uno solo sarà il Leone della Mongolia.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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