STORIE 

Mongolia Altai IL SILENZIO NELLA SOLITUDINE

Nell’estremo ovest della Mongolia la catena montuosa degli Altai si stende ai confini con Cina e Russia nelle regioni di Khovd e Bajyan-Olgiy. Altain Ula in mongolo significa “monti d’oro”, vallate e montagne ne fanno un vero gioiello naturale. Anche se in territorio Mongolo, la popolazione è prevalentemente di origine Kazaka di religione Mussulmana. Gente che ha imparato a sopravvivere in armonia con un ambiente rimasto ancora in gran parte incontaminato.

ESTREMA FRONTIERA

Porta d’ingresso dalla Mongolia Centrale è la valle di Namarjin al cospetto dei quattromiladuecento metri del Tsambagarav che innevato svetta tra le altre cime montuose. L’avvicinarsi dell’inverno rende questi luoghi desolati. Solo qualche famiglia Kazaka e Mongola ritardataria, attende l’ultimo minuto per spostare le greggi di capre, yak e mucche nei pressi della vicina Ulgii, capoluogo della provincia. L’asprezza del territorio ed il clima rigido in inverno ne fanno una regione di estrema frontiera.

COLORI DIMENTICATI

Un continuo sali e scendi tra praterie e passi montani segnalati dagli Ovoo (cumuli di pietra di forma conica, oggetto di culto. Per tradizione, il viandante, gira tre volte in senso orario e lascia una pietra, una sciarpa azzurra, un offerte in denaro. Superata l’ultimo avamposto umano di Tsengel, caratterizzato da casette multicolori si apre la vallata scavata dalla forza del  fiume Hovd (Khovd). Gruppi di larici ingialliti dai segnali autunnali colorano l’asprezza del territorio. Colori dimenticati.

LE CITTA’ DEI MORTI

Lungo il percorso si incontrano varie tipologie di cimiteri Kazaki…..”le città dei morti”. Costruzioni di tronchi scuri di legno intrecciati (come capanne) al cui interno, viene scavato un buco in cui viene posto il cadavere. Su alcuni tetti svetta la mezzaluna islamica. Alcuni hanno anche dei grandi tumoli rialzati di pietre (dei parallelepipedi) che contengono la salma. Per finire in una vallata incontriamo anche un gruppo di tombe piramidali a gradoni.

IL VALORE DEI PICCOLI GESTI

Nel nulla più assoluto incontriamo gli ultimi ritardatari, dato l’approssimarsi della stagione rigida (in inverno si arriva anche a – 40°), che ancora non si sono avvicinati alla vicina cittadina di Tsengel. Una gher Tuva (i Tuvani sono una minoranza etnica Mongola di origine Turca, sono buddisti tibetani, prevalentemente dediti prevalentemente alla pastorizia) ed una casetta in legno e malta abitata da una famiglia Kazaka. L’ospitalità di queste genti…. in pochi secondi le donne preparano un vassoio di cose semplici frutto del loro lavoro. Un semplice tè salato pezzetti di formaggi stagionati, pasta fritta e dolcetti. Il valore dei piccoli gesti.

GIOCHI DI LUCE NEL TAVAN BOGT NATIONAL PARK

L’Altai Tavan Bogd Nat.Park è un grande parco nazionale che comprende 3 laghi (Nuur) Khoton, Khurgan e Dayan ai piedi della catena montuosa degli Altai di cui fa parte il Tavan Bogd Uul (4374) sul confine tra Mongolia, Cina e Russia. Zona ricca di siti archeologici (Biluut e Aral Tolgoi) con petroglifi, cimiteri Kazaki, deer stone o standing stone (pietre cervo) e Turkic Stone man.

MEMORIE DI PIETRA

“Usangom stava pascolando il suo gregge… un punteruolo gli cadde di mano e scheggiando una roccia… Usangom rimase colpito ed iniziò ad incidere le grandi pietre… il disegno di una capra. Da li elaborò l’idea…. ed ecco cervi, cammelli, aquile e poi cavalli, uomini a cavallo, uomini che cacciavano, uomini che combattevano…”. Il sito archeologico di Biluut, lambito dalle acque del Khoton Nuur, racchiude un museo all’aperto ricco di decine e decine di petroglifi. Ogni pietra ha la sua storia. Memorie di pietra.

TRACCE DEL RICORDO

Turkic Stone Man (Kurgan Stelae o Balbals). Tante le teorie riguardo a queste steli, sentinelle solitarie. Si dice che fossero poste, come guerrieri, all’inizio di un particolare territorio a protezione dell’area, ma la più accreditata teoria dice che trattasi di steli antropomorfe scolpite nella pietra, poste nei pressi di tumuli funerari come monumento a famosi guerrieri. Sono sempre rivolte verso est e da esse parte o arriva una linea retta di pietre aguzze piantate nel terreno.

Deer Stone di Tsagaan. Molto più antiche e grezze nella loro fattura queste grandi pietre, alcune delle quali con petroglifi di cervi con corna ramificate, fanno da guardia a due vasti cerchi di ciottoli contornate da doppio cerchio di pietre piatte.

GLI ULTIMI NOMADI

Questa zona degli Altai, come d’altronde in tutta la Mongolia, vive sulla pastorizia. Un continuo movimento stagionale delle greggi per trovare nuovi pascoli, forgia uomini duri segnati dal sole, dal vento e dal freddo. Sempre a stretto contatto con le greggi per difenderle dagli attacchi dei branchi di lupi e dai solitari leopardi delle nevi. La vita solitaria della frontiera.

L’ultima transumanza prima dell’inverno coglie i pastori impegnati a superare un passo a 2300 metri sotto una fitta nevicata. Branchi di mucche, pecore e yak sono preceduti da una lunga fila di cammelli. All’orizzonte l’incedere del bestiame forma giochi di luci e ombre sulla neve candida, ….poi il cielo si apre e torna il sole.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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