STORIE 

Ghana COSTA D’ORO

Il Ghana è uno dei tanti stati che si affacciano nel Golfo di Guinea. In nome Ghana nell’antica lingua locale significa “Re guerriero” ed era in termine che designava il sovrano che stava al vertice della piramide etnica che componeva il territorio medioevale di un tempo. Tuttora ogni differente gruppo etnico ha un Re con privilegi sul suo popolo. Per convenzione ogni Re è riconosciuto dall’attuale governo repubblicano quale capo supremo di un ceppo etnico. Il territorio si estende dalla popolosa costa fino alle grandi savane del nord ai confini con il Burkina Faso. Ricco di giacimenti è un paese di contrasti estremi: ricchezza e povertà, religioni e animismo, sacro e profano.

La costa Atlantica è un continuo susseguirsi di spiagge e coste rocciose. Nei porticcioli e nei mercati si incontra il colore che solo l’Africa è capace di manifestare.

L’etnia Ashanti è indubbiamente il gruppo tribale più importante e numeroso nel caleidoscopio etnico dell’attuale Ghana. Uomini forti e guerrieri che dominarono il territorio dell’antico regno della “Costa d’Oro” commerciando con gli arabi oro e schiavi. All’arrivo dei primi colonizzatori europei a cui non si assoggettarono, spostarono il loro impero dalla costa all’entroterra nell’attuale capitale Kumasi.

Il tamburo batte incessante, trombe di corno di zebù suonano ininterrottamente. Una lenta processione fatta di sfavillio di gioielli d’oro, copricapo piumati, vesti sgargianti. Sul suo sgabello d’oro arriva sospeso sulle spalle dei cortigiani, l’Ashantehen, il Re degli Ashanti. A Kumasi, presso il Manhyia Palace ogni 42 giorni si svolge l’Akwasidae Festival. Oltre alla celebrazione in onore agli antenati, è una cerimonia in cui i nobili ed i signori locali si presentano davanti al Re per onorarne il ruolo.

In una valle del Nord Ghana, contornata dalle Tongo Hills, il villaggio Tengzung, dell’etnia Talensis. Il villaggio, è formato da semplici capanne di fango circolari con tetto a terrazza, ovunque piccoli altari sacrificali colmi di feticci. Anche qua il potere supremo è nelle mani del Re a cui bisogna chiedere il permesso di visitare il suo regno. Settant’anni, diciannove mogli ed un imprecisato numero di figli.

All’estremo nord del Ghana, ai confini con il Burkina Faso, in una savana punteggiata da enormi baobab sorgono i villaggi Gurunsi. Questa etnia ha origine sulle rive del lago Chad, il nome Gurunsi significa “ferro che non penetra” e rimanda ad una leggenda sulla invincibilità di questa popolazione. Le capanne in fango sono abbellite da complicati disegni geometrici su cui spicca la figura di un serpente arrotolato su se stesso. Sul volto delle donne si ritrovano gli stessi disegni geometrici incisi (scarificati) sulla pelle. Pratica dolorosissima ma di importante rilievo sociale.

Nei pressi del confine Togolese la triste realtà dei “Villaggi delle Streghe“. In un paese che si basa tuttora sulle religioni animiste, le fattucchiere hanno un vasto potere. Per poco denaro si lancia un malocchio che porta alla morte della persona designata. Non esiste nessuna pena legislativa per questo tipo di reato ed il governo deve in qualche modo punire le streghe e difenderle dalle vendette delle famiglie che hanno subito un torto. Questi villaggi prigione accolgono nel degrado totale queste donne con le loro famiglie in una specie di tragico esilio.

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Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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