STORIE 

Ciad IN UN MARE DI CAMMELLI

Sì lo sò che non sono cammelli quelli che vivono in Africa ma….. la parola dromedario suona, a mio parere, male.
In un mare di dromedari ?????. Mhhh non mi piace tanto, quindi continuerò ad usare cammello.
Di tutti i paesi visitati nel Nord Africa e Medio Oriente, il Ciad ha una grande concentrazione di questo buffo, per alcuni sgradevole, animale. La nave del deserto sembra fluttuare all’orizzonte tra il tremolio del calore del deserto, l’incedere elegante, i movimenti fluidi e sinuosi. Un’immagine che tanti hanno notato. Basta però che parta al galoppo e l’andamento diventa dinoccolato e disordinato. Osservarlo mentre muove scompostamente la bocca mentre trita il cibo non è tanto gradevole se poi emette il suo verso di disperazione behhh raggiungiamo certamente un alto livello di disgusto.

Eppure…. brutto, sgraziato o altro, è uno degli animali più utili all’uomo che vivono in un ambiente così difficile come quello desertico. Il cammello serve per lunghi trasporti, serve per attingere l’acqua dai pozzi, serve per spostarsi in zone aride, in più, la lana serve per i tappeti, la pelle per gli otri, il latte e la carne per sfamarsi. Insomma del cammello….. non si butta via nulla.

AHMED, DODICI ANNI, NOMADE

Arrivare in un pozzo nel bel mezzo di un deserto è sempre un’emozione. Un buco nel terreno con attorno l’umanità del nulla. Quattro fuoristrada che arrivano contemporaneamente ad un pozzo sono una fonte di fantasia ed immaginazione per qualsiasi nomade, se poi il nomade è un bambino il tutto viene amplificato. Ahmed con il suo ‘ab (padre) sta facendo rifornimento di acqua, i suoi cammelli sono rifocillati e pronti per partire. Ahmed continua a muoversi svolgendo con diligenza tutti i compiti assegnatigli dal padre, ma, con la coda dell’occhio è attento a tutti i nostri movimenti, ci scruta, ci osserva, ci studia. Un forte fischio lo fà sobbalzare, uno sguardo al padre e corre a riunire il branco che si sta allontanando spaventato dalla presenza di tante persone con odori differenti dal normale. Il padre dopo aver sistemato la sua cavalcatura e dopo aver scambiato quattro parole con gli autisti sale sul suo imponente cammello e si avvia. Ahmed lo vede,  fa abbassare il suo cammello e segue l’amato ‘ab. I due si affiancano, Ahmed ha un ultimo sguardo verso di noi e nel tremolio della calura scompare verso l’orizzonte.

UN POZZO PER LA VITA

GIRONE DANTESCO

E’ mattino presto quando, a piedi, partiamo per l’immagine più famosa del Ciad, il guelta di Archei. Una salita tra le rocce rese sdrucciolevoli da un velo di sabbia seguita da una discesa all’ombra di un’alta montagna di arenaria. Alla base ci accoglie un tappeto di sabbia chiara e calda racchiusa in una corona arancio di montagne aguzze.

Il silenzio tombale è improvvisamente rotto da un lamento antico come il canto delle balene. Un ultimo sforzo e arrivando su una terrazza naturale…… lo spettacolo di Archei si apre ai nostri occhi.

Un capolavoro dell’ingegneria della natura. Pareti a picco dalle mille sfumature si immergono in un antico specchio liquido e calmo. I versi dei cammelli rimbalzano sulle rocce creando echi arcaici. Il brulichio di decine e decine di cammelli che si muovono lentamente tra l’acqua e la riva come seguendo un antico rituale. Questa perla di acqua che ha resistito alla desertificazione durante le ere geologiche accoglie anche una colonia di sopravvissuti. Antichissimi coccodrilli nilotici reduci da epoche in cui rami del Nilo arrivavano tra questi canyon ora solitari.

A Z A L A Ï 

Azalaï in lingua Tuareg significa carovana. Tutta l’Africa sahariana nei secoli è stata attraversata da carovane: la via del sale, dell’avorio, dei datteri….. degli schiavi. Le più famose e ardue rotte desertiche sono quelle che uniscono in Mali Taoudeni a Timbuctù e in Niger Bilma ad Agadez. Anche il Ciad ha le sue vie carovaniere su cui si trasporta essenzialmente sale: bianco e rosso (curativo) dai grandi laghi di Ounianga nel nord est del paese fino ai mercati di Kalait e Abéché. Giorni e giorni di marcia in zone desertiche assolate di giorno e fredde di notte quando il cielo blu scuro è punteggiato da mille stelle.

LA GRANDE BEFFA

Un susseguirsi di dune giallo arancio per tutto il giorno, poi la pista si trasforma in un rovente tappeto di pietre scure. Una terrazza naturale degrada e all’orizzonte immensi laghi circondati da palmizi. Vista paradisiaca. Sì, finalmente acqua, ma…… tutta estremamente SALATA.
La zona del sale da cui partono le carovane è una vasta area a nord ovest di Fada. Comprende le saline rosse di Demi, l’oasi salina di Dekidei e i tre grandi laghi di Ounianga: il Yoa, il Katam dal doppio colore ed il piccolo lago di Serir, l’unico dolce.

GLI ZINGARI DEL CIAD

Se nel nord i territori desertici sono solcati dalle rotte del sale, appena più a sud si stende una vasta area più rigogliosa dove il nomadismo è più legato alla pastorizia. In queste aree vivono i Baggāra una delle tante etnie zingare che si sposta con i propri armenti (essenzialmente cammelli) alla continua ricerca di pascoli migliori. Dopo aver visto cammelli in tutte le salse, l’immagine di un gruppo che attraversa una strada asfaltata è un motivo di una sosta. Alti arbusti delimitano il nastro scuro diviso dalla linea bianca di mezzeria. Sono il primo a scendere per prendere anche questa immagine. Poi lo sguardo si sposta sulla destra e…. tra la mandria in lontananza, nascosti dalle fronde delle acacie una scena “pastorale”. Una transumanza, con cammelli sormontati da baldacchini formati da coperte multicolori che nascondono donne e bambini, mentre gli uomini sui loro destrieri controllano dall’alto dei loro cammelli l’avanzata della grande mandria. Gli occhi si riempiono anche di questa immagine.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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