STORIE 

Burkina Faso NEL NOME DI SANKARA

New York, nel 1984 davanti al membri delle Nazioni Unite, il trentacinquenne Thomas Sankara, proveniente da un remoto staterello dell’Africa occidentale si presentò dicendo: 
” Vengo a portarvi il saluto fraterno di un paese di 274mila chilometri quadrati, dove sette milioni di bambini, di donne e uomini si rifiutano ormai di morire d’ignoranza, di fame e di sete….”

Il Burkina Faso, è un paese con il pil tra i più bassi del mondo, non ha sbocchi sul mare, non ha grandi montagne, fiumi o parchi nazionali anche se si spazia dai paesaggi desertici sub Sahariani a nord fino alle foreste del sud ovest. Gli abitanti del Burkina Faso sono chiamati Burkinabé che nella lingua locale significa: abitante, originario, nativo del Burkina. Nei ricordi scolastici della mia generazione, non esisteva il Burkina Faso, allora, era conosciuta come Repubblica dell’Alto Volta paese che ottenne la sua indipendenza dalla Francia nel 1960. Solo nel 1984 in nome venne trasformato in Burkina Faso due termini che significano rispettivamente “dignità, onestà, nobiltà e integrità” e “terra natale, patria”. Nacque così “la terra degli uomini integri/onesti/incorruttibili”. Questa spinta alla popolazione per diffondere un sentimento di identità fu data da una uomo carismatico e iconico ricordato romanticamente come “Il Che Guevara africano” o “Il Presidente ribelle”. Thomas Sankara. Nell’agosto del 1983 divenne presidente all’età di 35 anni, nei quattro anni di presidenza iniziò una campagna per portare al suo popolo delle condizioni di vita dignitose, la sua “Rivoluzione Democratica e Popolare“. Diede alla nazione un nuovo nome, una nuova bandiera, un nuovo stemma, un nuovo inno nazionale “Une Seule Nuit“. Lottò contro la deforestazione e l’avanzamento del Sahara, promulgò un rinnovamento del sistema scolastico e sanitario, spinse la donna verso una vita pubblica e governativa più attiva. Ma esagerò cercando una indipendenza economica dalle grandi potenze. Questo sfociò nel colpo di stato del 1987, in cui all’età di 38 anni il giovane Sankara fu assassinato dal proprio vice, Blaise Compaoré, con la complicità di chi aveva avuto i piedi schiacciati dalla sua lotta per la libertà.

« I nemici di un popolo sono coloro che lo tengono nell’ignoranza »
« Mentre i rivoluzionari in quanto individui possono essere uccisi, nessuno può uccidere le idee »
« Ci dicono di rimborsare il debito. Non è un problema morale. Rimborsare o non rimborsare non è un problema d’onore perché se noi pagheremo probabilmente moriremo, se noi non pagheremo loro non moriranno, statene certi »
« Lo spirito è soffocato, per così dire, dall’ignoranza. Ma non appena l’ignoranza è distrutta, lo spirito risplende, come il sole privo di nuvole »

                                                                                                                      Thomas Sankara

FACCE DA BURKINABE’

KASSENA – Artisti del Bush

Nel sud del paese a ridosso del confine con il Ghana, vive una dei più antichi gruppi etnici del Burkina Faso, i Kassena. Fanno parte del più vasto gruppo Gurunsi ma hanno sviluppato una identità culturale indipendente dopo la separazione coloniale dell’area del Burkina FasoGhana tra Francia e Regno Unito. I villaggi primitivi sono a pianta circolare, costituiti da abitazioni fatte di fango, paglia e legno. Le costruzioni erano progettate per difesa, piccole aperture per far entrare luce sono aperte sulle spesse mura che proteggono dai nemici e dal caldo soffocante. Ma la particolarità sono le decorazioni. Le donne dei villaggi disegnano sui muri esterni complicati murales che rappresentano forme che fanno riferimento alla complicata simbologia animista.

                    KASSENA DESIGN 

LOBI – A Casa del Feticher Ammalato

L’etnia dei Lobi giunse a metà del ‘700 da quello che oggi è il  Ghana del Nord, il nome ha origine da due parole di Lobiri: lou (foresta) e bi (bambini), che significa letteralmente “figli della foresta”, le antiche abitazioni, oggi quasi scomparse, sono a un solo piano, hanno piccoli fori strategicamente posizionati per luce e per consentire agli abitanti di vedere i bordi esterni. L’accesso al tetto dove gli abitanti possono accedere a un granaio interno e alle loro stanze sottostanti è dato da scale di legno ricavate da un grande tronco a forma di Y con gradini dentellati. Delle vere e proprie fortezze. Le stanze all’interno di una casa di Lobi sono molto buie e le dimensioni variano in relazione alla funzione. Ogni moglie ha una stanza per sé e per i suoi figli dove vengono preparati i pasti. La società Lobi, mantiene ancor oggi tradizioni animiste in cui il feticher (sacerdote del villaggio) mantiene rapporti spirituali con Thangba Yu, il Dio Creatore remoto, attraverso i Thila, intermediari invisibili che possono sfruttare i loro poteri soprannaturali nei confronti del bene o del male rappresentati da statue antropomorfe poste nei dithil, santuario del villaggio, e nei thilduu, stanza del santuario domestico all’interno dell’abitazione del sacerdote. I Thila richiedono offerte regolari – tramite il sacrificio animale – in cambio di azioni protettive e benevoli. Oggi per fortuna, nei casi di malattie gravi, i feticher, non escludono l’intervento della medicina occidentale.

Le donne dell’ORO

Come in tanti stati Africani anche il Burkina Faso è ricco di minerali preziosi, oro. Grandi multinazionali hanno acquistato porzioni di territorio ed hanno scavato miniere per l’estrazione industriale, ….ma tra le canne, sotto il sole , a mani nude, le donne, antiche discendenti dell’etnia dei Lobi, scavano, setacciano, sudano dall’alba al tramonto per piccole pagliuzze di metallo biondo. Le loro famiglie, anche per questo mese possono…. mangiare.

GAN – Chez le Roi

Il popolo Gan o Kaan emigrarono dal Ghana per sfuggire agli schiavisti nell’angolo sud-occidentale del Burkina Faso. A differenza di molti altri gruppi etnici nella regione, il popolo Gan ha mantenuto il suo tradizionale sistema di leadership guidato da un re eletto dal clan reale. Il re Gan è il guardiano dei feticci tradizionali del gruppo che sono al centro della loro religione animista. L’area del palazzo, è una semplice serie di capanne di fango attorno ad uno spiazzo sormontato da un albero centenario. Lì c’è il trono reale dove il Re seduto e con i piedi rialzati accoglie i suoi sudditi ed i visitatori.

Intervista con il Re 

L’anima Voodoo dei Gan è rappresentata nel Santuario, appena fuori del villaggio. Piccole case di pietra grezza contengono le statue degli antichi sovrani defunti. Un luogo spirituale in cui il Re si reca per un consiglio dai suoi antenati

BOBO DIOULA – Into the Mask

I Bobo sono una delle popolazioni autoctone del paese. Vivono principalmente nel nord del Burkina nella zona della città di Bobo-Dioulasso a cui diedero il nome “la casa di Bobo-Dioula“. la più importante tradizione ancestrale che hanno mantenuto viva è quella delle maschere. Riti di iniziazione ma soprattutto riti funebri dove le maschere si esibiscono per scortare i morti che non sono riusciti a fuggire dalla loro dimora terrena. Le maschere affrontano le anime perdute in una serie di danze rituali, portandole via nel mondo degli spiriti.

 

LES GRANDES PERSONNES

Nella piccolo villaggio di Boromo, nel 1987 arrivò un’artista di burattini francese, Christophe Evette. Dal suo incontro con Bomavé Konaté, un tradizionale scultore del legno, ha sviluppato l’idea della costruzione di grandi burattini, nel 2000 è tornata portando un progetto e alcuni compagni. Ha introdotto l’arte della manipolazione della cartapesta, adattando la costruzione di marionette a risorse locali come cestini, sacchetti di cemento e scarti di tessuto. Dopo poco tempo tornò in Francia, lasciando il progetto nelle mani di artisti, tra cui scultori, fabbri, pittori, sarti, burattinai e musicisti. Nacque così l’associazione Boromo, che ha portato e tuttora porta l’arte delle Grande Personnes in tutto il mondo e che occupa tanti giovani artisti.

Les Grandes Personnes

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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