STORIE 

Bolivia BIANCA BOLIVIA

In Bolivia ad oltre 3600 metri sul livello del mare, esiste un distesa di oltre diecimila chilometri quadrati di sale. Un deserto bianco, completamente piatto, punteggiato da vulcani di cui alcuni ancora in attività. Nei pressi di questo mare bianco, una serie di lagune colorate sono rifugio di centinaia di fenicotteri andini. Il candore del Salar e le sgargianti colorazioni dei laghi montani, fanno da contrasto ad un territorio desertico dalle tinte arancio, giallo e grigio. 

Uyuni (m. 3600), la porta verso il grande deserto salato. La cittadina oltre al mercato indio, dove le colorate donne difficilmente si faranno fotografare, presenta il Cementerio de Trenes dove  giacciono decine di locomotori e carrozze che hanno fatto la storia del ferrocarril Boliviano. Un luogo fantasma dove locomotori e carrozze devastate sono preda della ruggine e dell’incuria. Sarebbe un piccolo museo all’aperto.

Colchani, è un piccolo pueblo alle porte  del grande bianco. Qua avviene la lavorazione del sale dalla essicazione all’impacchettamento, fino alla produzione di mattoni di sale per la costruzione delle case. A pochi chilometri i Montones de Sal, il luogo in cui si raccoglie materialmente il sale estratto dalle vasche di decantazione formando dei punti di raccolta a forma di piramidi che poi vengono smantellate, caricate sui camion e trasportate alla lavorazione. Siamo a tremila seicento metri sul livello del mare, respirare è faticoso, i lavoratori muniti di guanti pesanti per preservare le mani dal sale e di occhialoni da sole per la luce accecante iniziano all’alba per finire al tramonto. Una miniera a cielo aperto.

Salar de Uyuni (m. 3600). La più grande distesa di sale al mondo. Tra i più estesi deserti al mondo. La più grande riserva di sale al mondo. Tutto questo è il Salar de Uyuni, una piatta distesa che si perde all’infinito, circondata da una serie di vulcani attivi e non. La superficie è una intricata ragnatela di formelle esagonali che si propagano fino all’orizzonte. Antico lago preistorico, poi prosciugato, è formato da vari strati di sale di cui quello superficiale ha un spessore di 10 metri. Gli Ojos de Salar (occhi del deserto) sono buchi nella superficie salata dai quali esce l’acqua sottostante,  nelle leggende degli antichi Inca, intere carovane commerciali sparivano inghiottite nelle profondità del Salar.

Dal deserto bianco svetta il Volcan Tanupa con i suoi cinquemila trecento metri di altezza. Ai suoi piedi il pueblo di Coqueza (m. 3800) una ventina di modeste case annunciate da una laguna punteggiata di fenicotteri rosa. Sulla montagna una caverna custodisce antiche chullpas, mummie poste in posizione fetale. Raggiungendo a piedi il secondo Mirador (m. 4200) la vista spazia all’infinito sul mare bianco sottostante.

Basta una breve pioggia e il Salar diventa un immenso specchio. I pochi centimetri di acqua creano riflessi speculari dei vulcani e delle nuvole che si rincorrono incessantemente nel cielo. Uno spettacolo naturale.

L’Isla del Pescado (isola del pesce) conosciuta anche come Inca Huasi (casa dell’Inca) è un isolotto nel cuore del Salar la cui forma ricorda quella di un pesce. La collina di origine vulcanica, accoglie una foresta di cactus giganti e piccolissimi. Il colpo d’occhi dall’alto spazia a 360°.

Usciti dal grande bianco, la strada sale e si mantiene tra i 3500 m. fino ai quasi 5000 m. L’altopiano è caratterizzato da pianure sassose e polverose a cui bordi svettano grandi vulcani tra cui il Volcan Ollague (m. 5868) al confine tra la Bolivia ed il Cile da cui esce un pennacchi di fumo che ne determina l’attività. 

Iniziamo il Camino de la Joyas (la via dei gioielli) all’interno della Reserva Nacional De Fauna Andina Eduardo Avaroa, tante lagune colorate casa di diverse specie di fenicotteri rosa. Laguna Cañapa nelle cui acque si riflette la sagoma del Volcan Tomasamil (m. 5900), Hedionda (m. 4250) con la sua colonia di fenicotteri di James , Colorada (m. 4.480) con i colori arancio-rossastro delle sue acque, dovute a sedimenti rossi e  dalla pigmentazione di alcune alghe, Verde (m. 4.400) (Km. 108) ai piedi dell’imponente mole del Volcan Licancabur (m. 5900). Tanti gioielli preziosi. Ma sono anche altri i gioielli preziosi patrimonio dell’umanità: il polveroso rosso Desierto de Siloli (m. 4820), il Sol de Mañana (m. 4.870) con le sue pozze sulfuree e i suoi geyser naturali.

Siamo al confine con il Cile e la strada piega per rientrare in pieno territorio Boliviano. Si attraversa il Desierto de Salvador Dalì, tante rocce, dalle curiose forme,  che sembrano essere gettate lì dall’alto e si incontrano la Laguna Kollpa quasi completamente bianca e la Laguna Hedionda Sud con fenicotteri e formazioni di borace con forme di piccole piramidi. Vallate e canyon si susseguono sempre all’ombra dei grandi vulcani Boliviani fino alle Laguna Celeste (m. 4.600). La chiamano anche Laguna Paraiso (Paradiso), acque azzurre, vento battente e tanti fenicotteri. La strada comincia a scendere si incontra il “pueblo maldito” di San Antonio de Lipez, maledetto dai tanti abitanti che sono morti nelle miniere per poi arrivare percorrendo El Camino al Sillar alla Valle de la Luna con le sue centinaia di formazioni rocciose a forma di freccia e alla colonna basaltica della Poronga che indica che siamo fuori dagli altipiani Boliviani.

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Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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