STORIE 

India Arunachal CACCIATORI DI TESTE

L’Arunachal fa parte delle sette sorelle, sette piccoli stati nel Nord-Est dell’India. Stretta a nord est dalla Cina e a sud dalla Birmania è una regione di frontiera. La vicinanza con la Cina e le continue azioni terroristiche locali ne fanno una zona difficile da visitare. Permessi speciali vengono dati su richiesta dal governo Indiano dopo accurate verifiche sulle condizioni di sicurezza. In questo territorio collinare vivono svariate etnie di origine Mongolo Tibeto-birmana che mantengono ancor oggi inalterate tradizioni e rituali che si perdono nella notte dei tempi, custodite nella memoria dei pochi anziani rimasti. Tatuaggi rituali, il mito totemico, il culto della conservazione dei crani dei nemici, i riti di iniziazione, gli spiriti evocati con l’aiuto dell’oppio. Popoli guerrieri, popoli fieri, popoli considerati tra gli ultimi cacciatori di teste.

Il distretto Lower Subansiri in Arunachal è caratterizzato da colline pre-Himalayane ammantate da una vegetazione sub tropicale dalle sfumature smeraldo.

La strada sale in mille curve, incontri fortuiti con i cacciatori della schiva etnia dei Nishi dalle caratteristiche trecce di capelli raccolte all’interno di elmetti di bambù intrecciato abbelliti da piume multicolore. Un’etnia che ha sempre sopraffatto gli altri gruppi tribali che vivono nella zona.

La nebbia ed il freddo dei 1600 metri di quota ci accolgono nella valle di Ziro, il regno degli Apatani. I villaggi sono spettrali. Davanti alle capanne di bambù, altarini sciamanici, fuori dai paesi i Miokun: decine di feticci con il loro carico di gusci di uova, richieste di buon auspicio per malattie e per onorare i morti. Nei cimiteri, le tombe, sono sormontate da alte impalcature di bambù su cui troneggiano i crani dei mithun. Tutto assume una forma di misticismo radicato nelle tradizioni sciamaniche che ancora oggi hanno il sopravvento nei cuori degli abitanti.

La tradizione sul volto delle anziane donne. Un popolo tranquillo che ha dovuto subire la violenza delle vicine etnie. Per evitare i rapimenti, le giovani donne avevano ideato un tragico stratagemma, imbruttirsi il volto per evitare di essere rapite. Il tradizionale tatuaggio che ne segna per il lungo la fronte e gli incredibili innesti circolari sulle narici (yaping hullo) ne hanno deturpato la bellezza ma non la grazia.

Per raggiungere l’altra provincia tribale dell’Arunachal, il Tirap, bisogna ridiscendere le colline ed attraversare lo stato indiano dell’Assam. Le ricche acque del fiume Bramaputra rendono fertili le assolate pianure. La sua ricchezza, l’oro verde. l’Assam tea.

Lasciate le fertili vallate dell’Assam, entriamo nel distretto del Tirap e dopo aver superato una zona di foresta tropicale, la strada sale lambendo colline deforestate. Siamo nel regno dei Nocte. Il villaggio di Kheti è caratterizzati da capanne su palafitta alla cui entrata vengono esposte decine di crani di bufalo che indicano l’importanza di chi ci abita. Alla sommità del villaggio sorge il Morong, l’antica casa dei giovani e luogo da cui partivano i guerrieri per le loro contese e da cui ritornavano con le teste dei nemici uccisi. I crani in bella vista ricordano epiche battaglie.

Inoltrandoci nel distretto del Tirap in territorio Nocte raggiungiamo lo sperduto villaggio di Lazu dell’etnia Nocto Ollo. Qui ritroviamo sul volto delle anziane il tatuaggio facciale, linee che dalla fronte scendono fino al naso, frecce sulle guance fino alle labbra. Segnali di passaggio dalla pubertà all’età adulta. Pesanti orecchini ne deturpano i lobi creando varchi in cui vengono posti fiori. Le capanne seguono la linea delle colline, nascosto un cimitero tribale, tanti piccoli recinti di bambù che racchiudono la storia di una vita: collane, elmetti, statue evocative.

Puntando verso sud arriviamo al confine con il Myanmar nel villaggio di Wakka. Le capanne in bambù sembrano spalmate sulla collina. Siamo nel regno dell’etnia Wancho. Questa etnia molto agguerrita in passato, ha subito l’influenza dei missionari che hanno convertito al cristianesimo gran parte della popolazione. Dall’alto di una collina troneggia sul villaggio una grande chiesa. Le long house sono immense, all’interno troneggiano tavole totemiche che raccontano la storia della famiglia, nel piazzale del villaggio, anziani, con i caratteristici costumi accennano semplici passi danza ritmata da litanie e suoni di campanelle.

A pochi chilometri in linea d’aria da Wakka, ma ad ore ed ore di jeep, entriamo nello stato indiano del Nagaland e più precisamente nel villaggio di Longhwa nel distretto di Mon. Siamo nel territorio dei Konyak ritenuta una delle etnie più selvagge e valorose. Le tradizioni tribali sono sul volto degli ultimi anziani guerrieri. I tatuaggi facciali indicano che nella loro vita hanno tagliato almeno una testa di un nemico durante un’azione di guerra. Complicati tatuaggi sul petto indicano invece la bravura nella caccia di animali pericolosi quali: bufali selvatici, orsi e tigri.

Queste vecchie mani, in passato, hanno tagliato una testa di un nemico durante un’azione di guerra. Sono ormai pochi gli anziani che hanno sul volto questo tragico riconoscimento.

Konyak sono stati i guerrieri più sanguinari del Nagaland e sono stati gli ultimi ad assoggettarsi alle regole dello stato Indiano. Tuttora i giovani guerrieri si arruolano nell’esercito nazionale e sono considerati tra i migliori soldati dei corpi speciali Indiani.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
Vietata la riproduzione senza consenso dell’autore