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Arabia Saudita FRAGILI ARCHITETTURE

Corallo, roccia e fango con questi elementi l’uomo saudita per centinaia di anni ha ideato, costruito, scavato, plasmato architetture che il tempo, le piogge, il vento stanno modificando. Imponenti, ma al contempo fragili architetture.

…quattro passi nei Regni Nabatei e Lihyaniti

I Nabatei erano nomadi che abitavano nel deserto fino al momento in cui si stabilirono in un territorio arido e roccioso. Al-Hijr o Mada’in Saleh meglio conosciuto come Hegra fù il più importante insediamento del regno arabo preislamico, dopo Petra. ll successo di questo popolo fu la conoscenza del deserto, divennero abili mercanti, pepe profumato, radice di zenzero, zucchero e cotone ed ancora seta,  incenso e la mirra. I Nabatei sono una delle civiltà più enigmatiche e intriganti del passato. Dal 4 ° secolo a.C. fino al 1 ° secolo d.C., quando l’Impero Romano in espansione le annesse, controllarono le rotte commerciali che collegavano l’Arabia meridionale alla Mesopotamia, alla Siria e all’Egitto. Ed Hegra sorgeva proprio a metà sulla rotta che collegava l’antica Babilonia con la capitale del Regno Nabateo, Petra.

Hegra fu una metropoli trasformata in necropoli: la maggior parte delle strutture rimanenti che si possono vedere oggi sono tombe. I Nabatei hanno lasciato dietro di sé poca storia direttamente raccontata,  il poco della conoscenza di questo antico popolo sta infatti nei documenti esterni, per lo più greci, romani ed egiziani e nelle poche iscrizioni sopra gli ingressi di alcune tombe.

131 tombe accuratamente scolpite in stile architettonico definito “Barocco” arabo un misto di influenze greche, romane, mesopotamiche ed egizie. Colonne con capitelli, aquile e grifoni con le ali spiegate, maschere, leoni… iscrizioni intimidatorie…

Nel Jebel Ithlib una fessura naturale che misura una quarantina di metri, chiamata Siq. Al suo ingresso l’al-Diwan, conosciuta come il tribunale, uno dei pochi esempi di architettura non funeraria di Hegra e luogo in cui si pensa si celebrassero celebrazioni e adorazioni della divinità Dúshara, il Signore della Montagna.

…percorrendo il Siq, sulle cui pareti si affacciano tanti piccoli altari e nicchie sacre, si sbuca su di un anfiteatro naturale dove probabilmente si svolgevano altri riti religiosi.

Jabal Al Banat è un grande monolite che racchiude una serie di tombe per lo più di donne e conosciuto anche come “Palazzo delle Figlie”.

La “corona” nabatea”, composta da due serie di cinque gradini, poggia nella
parte più alta della facciata, in attesa di trasportare l’anima in cielo.

Qasr al-Bint è la più imponente tomba di questo complesso, costruita da un nobile Nabateo per la figlia. La leggenda racconta che la fanciulla amasse cantare e durante l’assenza del padre, ricco commerciante, accolse un ammiratore nella sua alcova. Rimase incinta e al ritorno del genitore, venendo a conoscenza dell’amore clandestino li fece uccidere.

Qasr al-Farid il “Castello solitario” tomba monolitica più grande di Hegra e rimasta incompiuta.

Jebel Al Ahmar altro grande monolite che accoglie 19 tombe tra le cui le così dette “Tombe Gemelle”

…quasi a metà strada tra Hegra e Dadan un luogo magico, Jabal Ikmah. In una piccola stretta valle centinaia di graffiti e antiche iscrizioni considerata la prima biblioteca del mondo ha contribuito a far luce sull’enigmatica civiltà Nabatea.

L’antica Dadan, capitale dei Regni Dadaniti e Lihyaniti, è considerata probabilmente una delle città più sviluppate del 1° millennio a.C. nella penisola arabica. Antecedenti ai Nabatei svolsero un ruolo importante nel commercio della penisola arabica. La fortezza e le tre vette del sito di Jebel Khuraibah costituivano la capitale dell’antico Regno di Lihyan. Sulle scoscese pareti una serie di tombe tra cui ne spiccano due più imponenti ed uniche ad essere decorate con teste di leoni ai lati degli ingressi.

Nel Wadi ‘Afal, in un’ampia vallata che sfocia sulle coste del Mar Rosso, a metà strada tra la capitale Nabatea di Petra e l’insediamento di Hegra, sorge la cittadina di Al-Bada’, che tanti studiosi reputano sia l’antico insediamento di Madyan risalente alla fine del 2 ° millennio a.C.  Una città divisa in due settori: quella residenziale,  Al-Maliha, in basso e quella cimiteriale, che accoglie, sulle pendici del Jebel Mussalla, la necropoli di Mugha’ir Shu’ayb.

Mugha’ir Shu’ayb 30 tombe di cui alcune grezze ed altre monumentali su cui appaiono le “corone” nabatee ma anche, una, in cui l’entrata è sormontata ai lati da due colonne con capitelli in stile ionico greco a prova dei contatti di questa civiltà con tutto il Medio Oriente ed il bacino Mediterraneo.

…quattro passi tra la polvere

Sono tanti i vecchi villaggi e palazzi in disuso nell’area di Riyad. Ad Al Moqbel, pochi chilometri fuori dalla capitale, tutto sembra si sia fermato. Stradine in terra battuta, edifici in fango impastato con paglia, quello che rimane di un’antica moschea, di un forno, di profonde cisterne… silenzi, abbandono e polvere…

…quattro passi tra arte antica e moderna

Al-Balad, “la città”, vecchio cuore pulsante di una delle più antiche città dell’Arabia Saudita, Jeddah. Porto commerciale fin dall’antichità, ha accolto pellegrini per la Mecca e commercianti provenienti da tutte le parti del mondo per centinaia di anni. Un tempo protetta da mura, ora rimangono solamente le grandi Bab le porte di entrata che accolgono in questo antico mondo magico.

I veri tesori di Al-Balad, sono le innumerevoli “Case Torri”, edifici a più piani con spessi muri di corallo proveniente dal Mar Rosso ed ingioiellate con balconcini Mushrabiyah scricchiolanti e colorati in varie tinte. Ogni ricco mercante cercava di superarsi nella grandezza stilistica delle torri per stupire i visitatori e per accrescere il proprio prestigio. Un’architettura unica nel mondo arabo, tanti piani per accogliere, in quelli inferiori gli uffici ed in quelli superiori le stanze per i commercianti ed i pellegrini.

Legno di tek finemente intagliato crea fini intelaiature alle strette finestre che si affacciano sulle strette stradine della città vecchia. Due le funzioni: ventilare l’edificio facendo entrare poco calore e dare la possibilità a chi è dentro di osservare la vita sottostante senza essere visto.

Gli imponenti portali delle case torri, spessi battenti di tek intagliato, sormontate da archi e cornici di gesso e recanti talvolta stemmi dello status familiare. Il contrasto con le nuove porte in semplice lamiera colorata.

L’arte contemporanea come arredo urbano, arte come strumento per portare gioia al cittadino, arte gratuita fruibile a tutti. Questo è lo scopo dell’Open Museum di Jeddah. Decine di opere d’arte poste sulla “Corniche” della città lasciate esposte agli elementi naturali, alla salsedine, ai venti e… agli sguardi di chi le sa vedere…

 

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Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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