STORIE 

Algeria IL MONDO DA UN BUCO

Naima è uno dei tanti fantasmi di uno dei cinque villaggi della pentapoli dell’Oued M’Zab, la profonda spaccatura terrestre che abbraccia un’oasi verde di palme.
Naima fa parte della comunità dei Mozabiti, una minoranza religiosa derivante dalla corrente ibadita, quindi non di derivazione sunnita come il resto dell’Algeria.
Naima ed il suo popolo ha conservato le antiche tradizioni, le credenze, le usanze tramandate di generazione in generazione.
Naima, non ha potuto sposarsi con un uomo al di fuori della suo gruppo religioso, non ha mai abbandonato e non abbandonerà mai la sua valle.
Naima pare a noi “rassegnata” al suo status, per lei, no, la fede e la tradizione sono più forti di tutte le tentazioni.
Naima è avvolta da capo ai piedi in un abito di cotone bianco.
Naima dal giorno del primo ciclo vede il mondo esterno solo attraverso uno spiraglio tra le vesti.

…un fantasma spettrale che galleggia tra i vicoli silenziosi…

Superato l’Atlante Sahariano, il territorio si appiattisce e diventa più desertico. Dai prati verdi della zona mediterranea si passa agli estesi palmeti, un punto verde nell’aridità del territorio. Canyon e montagne simili a calanchi, lasciano il posto a gialle dune sabbiose intervallate da pianure piatte e assolate, poi la spaccatura dell’ Oued M’Zab…..

GORGE de RHOUFI

LE MILLE CUPOLE DI EL OUED

NEL VECCHIO KSAR DISTRUTTO DI TEMACINE 

MOMENTI DI PREGHIERA NELLA ZAOUIA DI TAMELHAT

DUNE

PENTAPOLI

Pentapoli, cinque villaggi fortificati con le stesse regole di vita. Melika, Beni Isguen, Bou Noura e El-Atteuf ed infine Ghardaia il centro amministrativo e commerciale. Tutte cinque sorgono su collinette su cui sono aggrappati gli edifici che compongono i villaggi. Squadrati, color ocra chiaro, vicini gli uni con gli altri per creare quell’ombra che durante i mesi caldi è essenziale per la sopravvivenza. Si arrampicano bruscamente verso l’alto creando labirinti di ombre, su, fino alla moschea e all’alto minareto, un faro di fede. Regole rigide per gli abitanti e per i visitatori, passate le mura di cinta un cartello multilingua avverte di evitare abiti sconvenienti, di non fumare e specialmente di non puntare la macchina fotografica verso i locali.

GHARDAIA

 

BENI ISGUEN

EL ATTIF

 

MELIKA

BOU NOURA

CROCE TRA LE LUNE

 

In un mondo completamente Islamico, un’isola cristiana. Il Monastero dei Padri Bianchi. Una congregazione missionaria fondata a metà dell”800 dal cardinale Lavigerie, vescovo di Algeri, con il nome di “Missionari di Nostra Signora d’Africa”. Nel tempo la congregazione mise radici non solo in Algeria ma in buona parte del continente. Istruzione e “conversione” gli scopi del loro mandato.

Ci accoglie Padre Christoph un cinquantenne polacco che vive da diversi anni nel monastero assieme ad un prete Maliano ed uno del Ghana. Un bel sorriso sereno e un entusiasmo coinvolgente. Ci racconta il suo mondo, della scuola e dell’aiuto ai disabili. Il monastero è semplice, la cappella piccola ma accogliente, sul tetto la vista sulla città vecchia ed il campanile bianco.

Campanile con croce e minareto con luna crescente, due simboli, due mondi…..
preferisco pensare che sia solamente uno, di mondo.

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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