STORIE 

Alaska NEL GRANDE FREDDO

Dai ghiacciai della Resurrection Bay alle imponenti montagne del parco del Denali
attraversando una delle ultime terre di frontiera

Il nome Alaska deriva dalla parola alaxsxaq (ah-lòk-shok) che nella lingua Aleutina, significa “grande paese”. Situato all’estremità del continente Americano confina con il Canada ed è lambito dalle fredde acque del Mar Glaciale Artico, Oceano Pacifico e dallo Stretto di Bering che lo separa dalla Siberia. L’Alaska la più grande federazione degli Stati Uniti d’America, la seconda, il Texas è appena un terzo della sua superficie. Su questi territori abitati da una popolazione di quasi settecento mila persone di cui solo un 15% nativa, la metà vive dell’area urbana della capitale Anchorage. Occupata per migliaia di anni dalle popolazioni indigene, dal diciottesimo secolo l’Alaska fu considerata, dalle potenti nazioni europee, terra di conquista. Dopo essere stata in mano dei russi nel 1867 fu acquistata dagli Stati Uniti per 4,74 dollari per chilometro quadrato. Alla fine dell’ottocento venne scoperto l’oro nello Yukon che provocò una vera e propria migrazione umana proveniente da tutto il mondo. L’incremento della popolazione spinse i nativi sempre più in zone remote e sorsero i primi agglomerati umani per accogliere gli “invasori”. Dopo essere stata organizzata come un territorio e annessa all’Oregon, solo all’inizio del 1959 divenne a tutti gli effetti il  49º Stato degli Stati Uniti d’America.

Ghiaccio, montagne, foreste, animali selvaggi, pianure artiche, antiche popolazioni……
Ancor oggi l’Alaska rimane nell’immaginario comune dei viaggiatori, sinonimo di freddo, di ultima frontiera, di natura selvaggia arricchita da quelli che sono stati i suoi miti: il passaggio a nord ovest, la corsa all’oro, Jack London ed il Richiamo della Foresta per giungere infine al romanzo celebrativo della libertà, Into the Wild.

GHIACCI ETERNI 
Kenai Fjords National Park 

Il sud del paese è il regno dei ghiacci. La costa frastagliata da un dedalo di fiordi accoglie decine di ghiacciai tidewater (ghiacciai che terminano in acqua), uno dei più estesi è l’Harding Icefield nel Kenai Fjords National Park. Un residuo di un enorme strato ghiacciato antico che un tempo copriva gran parte dell’Alaska, seguendo le caratteristiche naturali e muovendosi in continuazione trascinato dalla gravità, forma tanti ghiacciai che si buttano nelle fredde acque del Golfo dell’Alaska. La cittadina di Seward è il punto di partenza per il Kenai Fjords, navigando la Resurrection Bay si raggiunge l’oceano, costeggiando l’Aialik Peninsula all’ombra del Bear Glacier, si imbocca l’Holgate Arm fino all’omonimo ghiacciaio.

26 glaciers

Appena a nord di Seward, dalla piccola cittadina di Whittier si parte per un’altra crociera tra i ghiacci. In una sola escursione si possono rimirare la bellezza di 26 ghiacciai, alcuni che terminano in acqua ed alcuni vallivi oltre ad una decina di altri minori. College Fjord, Barry Arm e Harriman Fjord sono vie d’acqua che portano alla scoperta dei grandi ghiacciai di questa area.

MEMORIE DEL PASSATO

Poche sono ancora le tracce lasciate dai nativi Athabaska, nel grande Alaska Native Heritage Center di Anchorage i grandi totem sacri. L’incontro con la comunità di Eklutna testimonianza della difficile unione delle culture russa e nativa.  Le cupole a cipolla della chiesa ortodossa e l’annesso cimitero Dena’in Athabaskan con le colorate “spirit houses“.

 Il cimitero, fondato circa 350 anni fa, è formato da circa 80 “Casette degli Spiriti” dipinte a colori vivaci per identificare l’appartenenza del morto a una o a un’altra famiglia. Queste colorate case di spiriti sono una tradizione unica degli Athabaskan secondo le credenze culturali. Dopo l’incontro con gli ortodossi i nativi, iniziarono a seppellire i cadaveri. Una volta sepolto il morto, sulla tomba viene adagiata una coperta, con la funzione di riscaldare e confortare l’anima, e a 40 giorni dalla sepoltura si avvia la costruzione della casetta. Le tombe sono contrassegnate non solo con le loro tradizionali case spirituali, ma anche con una croce cristiana ortodossa.

INTO THE WILD

Denali, non è solo il nome del famoso parco nazionale dell’Alaska, ma è anche il nome antico di origine Athabaska dato dalle popolazioni native all’attuale Monte McKinley. Il significato…. “Supremo – Grande Montagna“. Ed in effetti se si è fortunati (e non capita molto spesso) i 6194 metri di roccia e neve sono visibili da ogni parte del parco. Solo nel 2015, il presidente Barack Obama, ha ascoltato la voce dei nativi e la grande montagna ha ripreso il suo originale nome Denali. Il permafrost, formato dal ritirarsi dei ghiacciai, è alla base di molte aree del parco, un sottile strato di terra le ricopre dando la vita. Il paesaggio post glaciale è caratterizzato da pianure spoglie solcate da fiumi glaciali e punteggiato da laghi e stagni. Questo ambiente preistorico ospita una grande varietà di animali, data l’estensione immensa non è facile incontrarli. Orsi grizzly, caribù, pecore di montagna, alci, volpi e lupi artici. Poiché la strada del parco è chiusa al traffico di veicoli privati, l’unico modo di penetrare all’interno del parco è partecipare ad una delle escursioni (meglio prenotare con ampio anticipo) organizzati dalla direzione del Parco Nazionale. Il più completo e suggestivo è indubbiamente il Kantishna 185 miglia totali, percorsi in 13 ore che hanno come punto estremo la vecchia città mineraria. Se si ha più tempo a disposizione si può campeggiare all’interno del parco spostandosi con gli shuttle bus e svolgere attività a piedi ed in bicicletta per essere ancor di più a contatto con questa natura incontaminata.  

STORIE 

Foto e testi a cura di Cesare Sabbatini
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